lettera ad un mio amico musulmano

In occasione dei tragici attentati a Parigi, Sergio Bellucci presidente di Netleft scrive una toccante lettera ad un amico musulmano

Caro amico mio

Stavolta ho paura.

Sento che questa volta la ragione avrà molte difficoltà a trovare spazio nella pancia delle persone e queste emozioni si sedimenteranno nei cuori rendendoli ostili e chiusi. Ho paura che la capacità di comprendere sia offuscata dalla rabbia, dalla voglia di vendetta, dalla ostilità con chi è diverso da noi.  La paura è uno dei collanti più forti e i poteri la utilizzano a mani basse per costruire e rafforzare il loro consenso.  

Sento che dovremmo fare qualcosa, mettere insieme energie, volontà, cuori. Ma cosa fare? Come farlo? La mia gola si chiude ed è incapace di trovare le parole che sarebbero necessarie a costruire i ponti tra i cuori. Quanti consapevoli errori i nostri governi hanno commesso per presunzione, interesse, voglia di utilizzare altri per fare cose che noi non ci saremmo ufficialmente potuti permettere… sono decenni che addestriamo, armiamo, chiudiamo gli occhi, facciamo affari, vendiamo armi, diamo coperture, utilizziamo vecchi rancori fra gli altri per i nostri interessi immediati. Abbiamo colpe tremende che la nostra gente non sa, non capisce, non vuole sapere non per ignoranza o cattiveria ma perché i nostri mezzi di comunicazione lavorano alla costruzione di una percezione del mondo che serve ad alimentare un ciclo di vita e di consumo che è sempre più senza senso sul piano umano e sul piano della sostenibilità del pianeta.

Stamane Alberto Negri de Il sole 24 ore ci diceva a Rai news 24 che il problema che abbiamo davanti è tutto nella ambiguità della politica dei paesi occidentali, dell’Europa. Ci ricordava di come dal lontano tempo della guerra in Afghanistan dell’Unione Sovietica in poi l’Occidente ha utilizzato, costruito, addestrato, armato e coperto questo tremendo terrore pensando di poterlo tenere fuori dai nostri confini e di poterlo utilizzare solo per i nostri fini, lì in quei paesi lontani e contro gente, persone, che non ha la dignità delle nostre, che non riempie i giornali nelle prime pagine. Non si interrompono le trasmissioni o si organizzano dirette televisive planetarie per le stragi che accadono nelle periferie del mondo. Negri ci ha ricordato come abbiamo utilizzato queste forze per i nostri interessi localistici o globali. Il governo turco contro i curdi, i paesi “avanzati” contro la Siria per destabilizzare il paese e prenderne il controllo. E poi la lotta contro l’Iran, il tentativo di impedire la normalizzazione dell’Iraq, gli interessi degli uni contro gli altri utilizzando tutto quello che è possibile, ma con l’illusione che tutto questo dolore e strumentalizzazione potesse rimanere fuori dalle nostre città. Che pia illusione! Che in/consapevole miopia…  non so se lo scopo reale e la data scelta sia legata alla prima visita che il presidente iraniano doveva iniziare tra poche ore e se a questo appuntamento sia sommabile anche la riunione strategica che si doveva tenere in queste ore sulla Siria o anche l'apertura tra pochi giorni dell'appuntamento dell'ONU su clima… non so, non ho elementi certi, ma spesso le cose non accadono invano. Quando si arriva al fondo delle cose… si scopre quanto esso sia profondo. E spesso melmoso. Mi è tornato in mente il drammatico libro di Perkins, Diario di un sicario dell’economia. Un condensato di logiche e azioni che per decenni hanno garantito alle nostre nazioni, alle nostre genti di continuare a vivere un livello di vita che si basava sul furto, sulle rapine e sul terrore di una parte enorme di mondo che, per interesse, definivamo “terzo mondo”.

So che proveranno, con forza, a schiacciare tutto sul piano dello scontro tra religioni. Facile. Ricerca di consenso ad uso interno che può costarci caro: una vera e propria guerra che molti da noi pensano che resterebbe relegata in paesi lontani e che potremmo vedere solo nelle dirette televisive e consentirci di schierarci attraverso gli opinionisti dei talk show televisivi. Basta vedere i primi titoli dei giornali. Quanta cattiva coscienza… e quanta volontà di non capire realmente, di comprendere i meccanismi sociali, geopolitici, che nascondono fatti di questa drammatica natura.

Il punto è che questo tentativo ha dalla sua parte la forza della semplificazione, degli interessi, delle strategie politiche interne e internazionali, dei tentativi di utilizzare anche ciò che sfugge al proprio controllo. Ma poggia anche sugli atti di persone che, spesso, inconsapevoli, illuse, accecate, indignate, incapaci di restare sotto il gioco di un mondo che non comprendono o che osservano da vere e proprie discariche dell’esistenza nelle quali sono state relegate. Nessun giustificazionismo, però. Noi sappiamo che comprendere i processi non significa accettarli, ma ricercare strumenti per modificarne i presupposti, le logiche, i fini. Non comprenderò mai chi prende un fucile in mano pensando che l’imposizione della propria visione del mondo possa passare attraverso atti di coercizione o sul terrore. Non è mai quella la soluzione. Si può anche arrivare a controllare un territorio, una  popolazione, una nazione, il mondo. Ma il terrore non renderà mai libero l’umano e mai in armonia con la vita che il pianeta ospita.

In queste ore un mio caro amico ha ricordato ciò che scrisse anni fa Oriana Fallaci nel suo La Forza della Ragione. In quel libro lei ci avvertiva che dovevamo avere il coraggio di leggere ciò che stava accadendo come la guerra che l’Islam aveva deciso di intraprendere contro l’Occidente cristiano, il nostro sistema di vita, la nostra filosofia di vita. E che avremmo dovuto comprendere che dovevamo rispondere con una guerra alla guerra.  So che questa sua semplificazione non solo è forte e facilmente comprensibile da questa parte del mondo. So che questa sembra la soluzione “facile”, vista la percezione della nostra superiorità economico-militare. So che questa soluzione sembra, vista da qui, dai divani del nostro mondo, la soluzione naturale.

Io so, però, che nel nostro rapporto le nostre differenti visioni spirituali non hanno mai intaccato la mia e la tua libera ricerca. Anzi. Con poche persone, nella vita, ho trovato una sintonia profonda, una percezione, una profondità di emozione quanto ne ho trovato con te. I nostri scambi sulla natura della vita, della sua essenza, della comprensione profonda della dimensione che è velata agli occhi che non vogliono domandarsi cosa ci sia al di là della superficie, sono stati tra i momenti più alti della mia esistenza. Lo scambio, infatti, non avveniva solo tra le parole che ci donavamo, ma dalla energia che i cuori aperti sapevano scambiarsi.

E questo senza aver mai percepito di averti invaso con le mie idee o di essermi sentito tale dalle tue, dalle tue percezioni, dalle tue credenze. Quante volte abbiamo descritto la nostra visione e confrontata rispecchiandola l’una nell’altra e aver accettato, in modo spontaneo, che le differenze erano una ricchezza e non un limite da abbattere, annientare o conquistare. La tua libera ricerca spirituale e religiosa è la condizione della mia stessa ricerca. Se non ci fosse la tua libertà non esisterebbe la mia. Non sarebbe solo ridotta, sarebbe cancellata.

Non voglio farmi travolgere dalla paura, caro amico mio. È questo che vorrebbero realizzare, ma io conto molto sulla nostra capacità di guardarci negli occhi e di scoprire ogni volta che nella loro profondità sappiamo ritrovare il senso profondo della nostra vita, della nostra ricerca.

Ti abbraccio