Gianluca Maria Calì: un uomo coraggioso che si ribella al pizzo

Mercoledì 22 luglio l’associazione Net Left ha organizzato a Bagheria, in provincia di Palermo, la presentazione del libro Io Non Pago la stra-ordinaria storia di Gianluca Maria Calì. (di L. Lecardane)

Un imprenditore che ha detto no a Cosa Nostra e alle sue sempre più pressanti richieste di pagare il pizzo e che, a causa del suo coraggio, ha dovuto subire di tutto, persino da istituzioni pubbliche, le stesse istituzioni che dovrebbero proteggere le persone come Gianluca. Istituzioni come l’ufficio tecnico del Comune di  Casteldaccia  il cui capo, nel 2013, mise tanti ostacoli a Gianluca per il restauro di un edificio appartenuto ad un capo mafia di Bagheria, tale Michelangelo Aiello, addirittura chiedendo la demolizione dell’edificio prima di un processo per un abuso edilizio mai perpetrato da Gianluca Calì; oppure come i due forestali appartenenti al distaccamento di Bagheria, in realtà uomini di Cosa Nostra,  che sequestrarono lo stesso immobile e che in seguito furono arrestati.

All’iniziativa, moderata da Martino Grasso direttore responsabile del sito on line La Voce di Bagheria, erano presenti Luca Lecardane coordinatore regionale di Net Left, che ha introdotto; Francesca Calandra, uno degli autori del libro; il Professore Girolamo Lo Verso professore ordinario all’Università di Palermo; Gianluca Maria Calì imprenditore.

Net Left ha deciso di presentare il libro perché riteniamo che Paolo Borsellino avesse ragione quando, poco prima di morire, disse: “parlate della mafia – Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali ma parlatene”.

Ecco parlare di mafia significa parlare anche dei tanti, tantissimi  che la combattono , ogni giorno, sacrificando tempo libero, libertà personali, non chinando la testa, che diventano fulgidi esempi da seguire, da ascoltare, da incontrare. Poliziotti, carabinieri, magistrati, imprenditori, uomini di chiesa, professionisti…

Libero Grassi, Peppino Impastato, Livatino, Falcone, Borsellino, Montinaro, Di Cillo, Cusina, Padre Pino Puglisi, Pio la Torre, un elenco lungo lunghissimo.

Spesso uccisi due volte perché prima di essere uccisi o dopo esserlo stato, si cercò di denigrarli: come non ricordare la bomba dell’Addaura di Falcone e l’accusa a lui rivolta di averla piazzata da solo. Come non ricordare la denigrazione di Libero Grassi (ucciso per questione di donne )o di Peppino Impastato (un terrorista, si disse, che aveva  sbagliato ed era saltato in aria con la bomba costruita da solo).

La mafia, quell’ente di cui fino agli anni ottanta persino la politica ne negava l’esistenza: come non ricordare la celebre frase di Cuffaro: “la mafia non esiste” ;

La mafia che ha cambiato pelle, la mafia che si è evoluta ed è diventata sempre più mafia finanziaria.

La mafia che taglieggiava gli imprenditori, imponeva le sue aziende, a mafia che diventa imprenditore lei stessa con i traffici illeciti di rifiuti o entrando, ad esempio, dentro il Coinres, consorzio intercomunale rifiuti e servizi che raccoglie tanti comuni della provincia orientale palermitana oggi in liquidazione,  come scrissero i componenti della commissione per i rifiuti della scorsa legislatura.

La mafia che sostenne con pacchetti di voti la DC negli anni ottanta, la DC dei Lima, dei Ciancimino, dei Fratelli Salvo , e poi diventa essa stessa politica con i Dell’Utri, I Cuffaro,  i Lombardo.

La mafia quella che controllava e forse controlla in molti paesi della Sicilia le confraternite per i festeggiamenti dei santi patroni e inventa nuovi patroni in alcuni comuni per farsi fare l’inchino e per dimostrare che non si muove foglia senza che lei non voglia, come si può leggere in un bellissimo libro intitolato La Mafia devota  di Alessandra Dino.

La mafia non va combattuta solo con la repressione, seppur momento importante della lotta contro chi ha distrutto la Sicilia e soffoca l’economia di un’isola splendida e dopo averla depredata si sposta in Italia ed anche fuori.

La mafia si combatte con la cultura PARLANDONE A SCUOLA;

La mafia si combatte SOSTENENDO MAGISTRATI E FORSE DELL’ORDINE;

La mafia si combatte COLPENDOLA NELLE TASCHE;

la mafia si combatte FACENDO SALTARE QUEL CONSENSO che può avere in strati di popolazione ancora convinta che la mafia porti lavoro;

la mafia si combatte CREANDO LAVORO e facendo in modo che gli imprenditori onesti come Gianluca Maria Calì possano trovare nello Stato un pilastro su cui fondare la propria ribellione. Ed è su questo tema in particolare che si è conclusa la presentazione, infatti, tutti  i relatori hanno sottolineato come il turismo e l’agricoltura possano essere dei settori trainanti dell’economia siciliana per farla uscire dal bisogno su cui si fonda il regime di Cosa Nostra.