Appello per un incontro della sinistra nell’era digitale e del cambiamento climatico

Netleft aderisce all'appello di Transizione in vista della/e assemblea/e dell’11 novembre a Roma, Napoli e altre città

La società umana attraversa la più grande trasformazione della sua storia. La sorte di classi sociali, stati nazionali, settori produttivi, lavori, relazioni e la stessa evoluzione umana e delle specie viventi sono ri-descritti da novità che non poggiano più su etiche o valori condivisi perché le tecnologie digitali stanno producendo un saper fare mai sperimentato. Le grandi rivoluzioni nel campo della genetica, della robotica, dell’intelligenza artificiale, delle nanotecnologie, si sommano alla strutturale incapacità del mercato capitalistico di redistribuire le ricchezze da esso prodotte e si aggiungono all’impatto degli effetti ambientali causati dall’industrializzazione della vita negli ultimi 150 anni e dalla riduzione della durata dei cicli di produzione e consumo nonché dalla estrema velocità delle nostre protesi artificiali, frequentemente eteroprogrammate e progettate per rendere più efficiente il controllo sociale.

È una illusione che a questa “crisi” la sinistra e la politica possano rispondere con semplici soluzioni di sostegno della domanda o con la rincorsa ad una ipotetica nuova era di mera “ripresa” di questo modello economico.

Questa trasformazione, infatti, mette in discussione le forme delle decisioni collettive e della politica conosciute fino ad oggi. Partecipazione democratica, rapporti sociali e produttivi, forme della stessa dimensione sociale sono messe in discussione e ri-descritte. I grandi partiti di massa, nati sotto la spinta della rivoluzione industriale di fine ottocento e inizi del ‘900, si sfaldano sotto la pressione di un cambiamento che non sono in grado di analizzare, comprendere e governare. I gruppi dirigenti delle grandi organizzazioni di massa del passato perdono la loro autorevolezza e riconoscibilità per mancanza di una analisi e di una proposta aggiornata. Le stesse istituzioni, a tutti i livelli, perdono autorità e senso.

I cambiamenti in atto, però, non solo non risolvono le grandi contraddizioni sociali e politiche del passato ma, restando incompresi e non governati con nuove strategie, aggravano diseguaglianze, ingiustizie, distruzione dell’ambiente e gli stessi cicli vitali del pianeta. Gli esiti della grande trasformazione in atto, non governata dalla politica, stanno producendo nuove esclusioni, nuove povertà, nuove concentrazioni di ricchezze e di poteri.

Le implicazioni dell’incapacità a governare la transizione verso un altro modello sociale, produttivo e dei consumi saranno drammatiche. Il proseguimento dell’attuale modello di produzione e di consumo annuncia la concreta possibilità di una implosione del modello stesso, con la relativa crisi della stessa civiltà umana che conosciamo.

L’umanità non ha molto tempo: la finestra per indirizzare la vita sul pianeta in maniera diversa sta per chiudersi.

Le nuove conoscenze e le nuove acquisizioni, però, aprono ad opportunità mai conosciute. Le innovazioni oggi disponibili consentono forme di sperimentazione della collaborazione umana che non hanno precedenti. Grandi processi di condivisione, di collaborazione, di cooperazione, di consapevolezza attraversano individui, società, classi sociali, e dispiegano la possibilità di produrre una transizione verso forme di economie fino ad oggi impensabili. Le tecnologie del digitale aprono alla possibilità dell’Economia del valore d’uso, annunciando la fine di secoli di egemonia del modello capitalistico di soddisfacimento dei bisogni.

Nel mondo si sperimentano già forme nuove di relazione umana, modalità di produzione e di consumo extra-mercantili che necessitano, però, di nuova teoria e di nuove pratiche politiche per diventare ipotesi generali. È arrivato di nuovo il momento di rivendicare e costruire un nuovo assetto dei poteri, di costruire nuovi modelli di welfare.

La sinistra del XXI secolo esisterà solo se saprà uscire dalla fase della semplice rivendicazione di “briciole di diritti e di salario” al grande ciclo del capitale. Accanto a questi conflitti classici che abbiamo praticato per decenni e che, in qualche modo, sappiamo ancora rivendicare, dobbiamo non solo affiancare la lotta per i nuovi diritti dell’era digitale, ma praticare ciò che le nuove conoscenze diffuse consentono nella riorganizzare della produzione, del consumo e della vita delle persone nel mondo. Ci sono milioni di esseri umani che praticano e abilitano nuove relazioni proprio in virtù della conoscenza collettiva distribuita e disponibile attraverso le tecnologie digitali.

Questo è il terreno del nuovo processo di lotta per l’egemonia nell’Era del Capitale Digitale.

La solitudine degli attivisti che in Italia e nel mondo sperimentano già nuove forme di produzione, di consumo, di relazione sociale e di relazione con l’ambiente, va trasformata in soggettività politica. Nuove analisi e nuove teorie devono produrre connessioni con pratiche esistenti e favorire quelle nuove. Una nuova forma di intervento della dimensione pubblica deve poter attivare lo sviluppo di beni e servizi basati su autogestione di beni comuni e su produzioni fondate su piattaforme di condivisione di nuova generazione. Movimenti e pratiche dal basso devono costituirsi in soggettività e pratiche politiche in grado di progettare e sperimentare le forme della Transizione verso una società equa e una economia sostenibile per il pianeta.

Fuori dalla logica delle merci, oggi è possibile sia ridurre produzione e impatto umano sul pianeta sia soddisfare un numero più alto di bisogni. Lo stesso “lavoro” può iniziare a fuoriuscire dalla gabbia della condizione salariata a cui è stato schiacciato dal mercato capitalistico e riacquistare un grado di libertà più alto, riducendo lo spazio dell’alienazione e delle precarietà oggi esistenti.

Per questo è necessario che i soggetti che stanno sperimentando nuove pratiche, persone, gruppi, associazioni, attivisti e organizzazioni che elaborano prassi e teorie basandosi sulle potenzialità nuove abilitate dalle tecnologie digitali, si candidino a progettare la soggettività politica del XXI secolo di cui oggi c’è bisogno, al di fuori degli schemi novecenteschi.

Per questo non solo non rivendichiamo nessuna “neutralità” rispetto alle storie politiche del passato ma ci sentiamo e siamo assolutamente sia “di parte”, sia “generali”. Crediamo nella necessità di ri-collocare l’attività politica sui processi reali che attraversano le società di oggi e quelle di domani. Abbiamo bisogno di avere la percezione delle radici antiche che hanno i processi di lotta per la liberazione umana, ma allo stesso tempo abbiamo la necessità di una nuova pianta e di nuovi frutti. Non esistono ricette da copiare dagli scaffali, né vecchi gruppi dirigenti da ri-legittimare. Abbiamo un mondo nuovo da costruire, qui ed ora, e non solo rivendicazioni da gridare.

Vogliamo avere radici salde nella lunga storia della lotta per la liberazione umana ma abbiamo analisi e idee nuove e all’altezza del confronto con le grandi trasformazioni che il capitalismo dell’era digitale sta tentando di imporre al pianeta intero.

Auspichiamo che questo nostro lavoro possa contribuire alla definizione e all’aggregazione di soggetti sociali e culturali autonomi e antagonisti ed essere arricchito da esperienze, da analisi e da nuove forme di economia non più legate alle dinamiche del libero mercato e del grande profitto privato e finanziario.

Intraprendere questo percorso è tanto più necessario e urgente in quanto grandi fasce popolari, del lavoro, del ceto medio e dell’intellettualità appaiono disarmate e smarrite, scoraggiate e conquistate dal neo-nazionalismo razzista della nuove destre che offrono soluzioni vecchie e fallimentari ai grandi problemi del lavoro e dei diritti. Il nostro “appello per un incontro della sinistra nell’era digitale” è per noi un impegno di lavoro condiviso e permanente per estendere una nuova consapevolezza e una rinnovata volontà di partecipazione, organizzata e incisiva, nell’attuale transizione al fine di approdare ad una nuova e più avanzata civiltà umana.

Noi sappiamo che ora il cammino del cambiamento per la liberazione umana deve e può riprendere!

L'appello è stato promosso e firmato (fino ad ora) da:

Sergio Bellucci, Catia De Angelis, Valentino Filippetti, Grazia Francescato, Sergio Gentili, Simonetta Carrarini, Mario Agostinelli, Amarildo Arzuffi, Analita Polticchia, Piercarlo Ravasio, Oriana Cerbone, Luca Lo Bianco, Daniella Ambrosino, Fabio Del Papa, Laura Cima, Francesco Tupone, Maria Heibel, Domenico Fiormonte, Enrico Capuano, Antonello Calvaluso, Mario Catini, Glauco Benigni, Stefano Simoncini, Athos Gualazzi, Valerio Marinelli, Marco Trotta, Maurizio Zammataro, Giovanbattista Frontera, Mario Cocco, Pier Paolo Mocci, Fabrizio Fassio, Michele Zacchi, Mario Sommella, Sergio Bianchi, Onofrio Romano, Andrea Amato, Piero Muo, Peppe Allegri, Paolo De Santis, Arturo Di Corinto, Vincenzo Pellegrino, Luciano di Giacomo, Giorgio Boiani, Ugo Calvaruso, Mario Valente, Ezio Palumbo